Gli eventi risalgono a oltre un anno fa, quando una studentessa accusò un bidello di averle palpeggiato i glutei ed affermando che lui le aveva infilato le mani sotto i suoi pantaloni e gli slip, sollevandola di circa 2 centimetri per 5-10 secondi. Sebbene il bidello abbia ammesso di averla toccata “per scherzo”, ha negato di averle infilato le mani sotto gli indumenti.
Nella sentenza, il gesto del bidello è stato riconosciuto come elemento oggettivo del reato di violenza sessuale, dato che c’è stata effettivamente una forma di contatto fisico. Tuttavia, i giudici hanno sollevato dubbi riguardo all’elemento soggettivo del reato, ovvero l’intenzione del bidello di commettere un atto di violenza sessuale. Hanno considerato l’azione come uno “sfioramento” rapido, avvenuto in un luogo pubblico e in presenza di altre persone, e hanno concluso che non vi erano prove sufficienti per dimostrare l’intento libidinoso o concupiscente richiesto dalla normativa penale per configurare il reato di violenza sessuale. Pertanto, l’imputato è stato assolto. Questa decisione è stata basata su diverse circostanze, come l’orario, il contesto e il luogo in cui è avvenuto il gesto, che hanno portato i giudici a non ritenere provata la colpevolezza del bidello.
Tuttavia, per la ragazza coinvolta, quei pochi secondi sono stati comunque spiacevoli e inappropriati. Da qui è nato l’hashtag #10secondi, con l’intento specifico di protestare e mostrare solidarietà nei confronti delle vittime di violenza sessuale. L’iniziativa è partita da Paolo Camilli, autore e attore della serie TV “The White Lotus”, e da Francesco Cicconetti, attivista transgender. Entrambi si sono autopalpati per dieci secondi, dimostrando quanto sia lungo e traumatico questo periodo di tempo quando si subisce una molestia. Questa tendenza è diventata virale su piattaforme come Instagram e TikTok, coinvolgendo molti utenti e ottenendo anche il supporto di personalità influenti come Chiara Ferragni.
Va tenuto presente che il trend si basa su una singola circostanza: la durata del palpeggiamento, senza considerare l’intero contesto della sentenza. Tuttavia, ciò non nega il fatto che quei 10 secondi di palpeggiamento siano stati reali e abbiano avuto intenti molesti per la ragazza coinvolta. I video condivisi mostrano la sconcertante durata dell’azione, che tuttavia, in sede di sentenza, è stata definita come uno “sfioramento”. L’indignazione suscitata da questa vicenda ha superato i confini nazionali, portando all’attenzione l’importanza di combattere la cultura della violenza e dell’impunità per coloro che commettono tali atti.